Battaglia di Bir Hakeim, Battle of Bir Hakeim

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Grollo
view post Posted on 5/6/2007, 10:32




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Data: 26 maggio - 11 giugno 1942
Luogo: Bir Hakeim, Libia
Esito: Faticosa vittoria tattico-strategica tedesca



La battaglia di Bir Hakeim

La battaglia di Bir Hakeim (o Bir Hacheim) (Libia, 26 maggio - 11 giugno 1942) è ricordata come una delle più sanguinose dell'intero scacchiere Nord Africano nel corso della Seconda Guerra Mondiale, a causa della tenacia e dell'accanimento che i contendenti profusero nella realizzazione dei propri obiettivi. Bir Hakeim (in arabo "Pozzo del vegliardo") rappresentava l'estremo baluardo di quella linea fortemente difesa e pesantemente minata dalle truppe britanniche ed alleate che, dalla costa, si snodava per 70 km nel deserto libico sino, per l'appunto, al caposaldo di Bir Hakeim. La piazzaforte fortificata sorgeva attorno alle rovine di un'antica fortezza.

Antefatto

Il 1 giugno 1942 Rommel, dopo aver constatato che la conquista di Bir Hakeim da parte dei soldati italiani della Div. Trieste risultava impossibile, nonostante si trovassero sul posto dal 26 maggio, decise di costituire un gruppo da combattimento (tratto distintivo della sua dottrina della duttilità tattica) con reparti della 90a Divisione Leggera, alcuni carri del DAK (Deutsche Afrika Korps), dal 33° gruppo esplorante e dalla stessa Div. Trieste. Le forze alleate all'interno della fortezza, al comando del generale di Francia Libera (France Libre) Pierre Koenig, contavano su una brigata della Legione Straniera francese (i cui effettivi erano principalmente formati da excombattenti repubblicani spagnoli), un battaglione di maori e da un migliaio di volontari della Brigata Ebraica. La strenua resistenza che costoro opposero agli italo-tedeschi di lì a poco, anche quando tutte le speranze di vittoria sarebbero state frustrate, dipese in gran parte dal fatto che, per quanto concerneva i legionari di Francia Libera, non solo essi erano esuli politici proprio dei paesi i cui soldati si apprestavano a combattere, ma perché la stessa formazione di cui facevano parte non era riconosciuta dalla società delle Nazioni e, di conseguenza, non risultavano tutelati dalla Convenzione di Ginevra, mentre i membri della Brigata Ebraica sapevano di andare incontro, in caso di cattura ad una deportazione sicura, se non ad un'esecuzione sommaria. Ad onore del vero, è però giusto sottolineare come Rommel, anche in questa occasione, si dimostrò al di sopra della media dei generali suoi colleghi non solo dal punto di vista militare ma anche morale, disubbidendo ad un preciso ordine di Hitler in tal senso, per non guastare quel quasi paradossale, in mezzo a tante sofferenze, senso di cavalleria che si era venuto a creare con l'esercito britannico nel Nord Africa.

Valutazioni tattico strategiche

Il caposaldo di Bir Hakeim rappresentava, all'inizio della battaglia d'estate del 1942, un notevole ostacolo per le forze dell'Asse poiché, per garantirsi i rifornimenti, la Panzerarmee era costretta ad aggirarlo da Sud, con un notevole dispendio di tempo e risorse, elementi entrambi fondamentali nel corso di un'offensiva terrestre nel deserto. Tuttavia, al termine della settimana di combattimenti che ne determinarono la caduta, la sua importanza strategica era ormai nulla poiché, da qualche tempo, le truppe dell'Asse avevano stabilito a Ovest una linea di rifornimento che passava dal Trigh Capuzzo; per cui la presa della piazzaforte nel deserto non avrebbe potuto modificare radicalmente la situazione. A questo punto, rimangono due sole ipotesi, una di natura strategica ed una di natura tattica, a giustifica della tenacia con cui Rommel impegnò le sue truppe in quella che ebbe a definire come una delle battaglie più difficili della sua carriera: la prima (strategica) riguardava il timore di creare un'isola di resistenza al di là delle sue linee (una cosiddetta spina nel fianco) che avrebbe potuto minare il secondo tentativo di conquista di Tobruk; la seconda, (tattica) era dovuta alle voci che riferivano che nella fortezza fossero stipate grandi quantità di acqua, vettovagliamenti e materiali che tanto avrebbe giovato alle esauste truppe italo-tedesche.

La Battaglia: Prima Fase

Rommel diede il via all'offensiva tentando di conquistare di slancio, tramite l'utilizzo dei suoi tanks, la fortezza contando, soprattutto, su un possibile cedimento psicologico da parte degli assediati, che però non avvenne. I carri non solo non riuscirono a fare danni degni di nota sia al morale degli alleati sia alle loro strutture, ma vennero respinti con facilità, e solo dopo aver lasciato molte carcasse in fiamme davanti ai bastioni intatti. Rommel non poteva sapere che esistevano più di 1200 le postazioni fortificate e ben mimetizzate, tra nidi di mitragliatrici, osservatori di artiglieria e postazioni di artiglieria controcarro dalle quali i difensori potevano osservare e bersagliare a piacimento i suoi uomini che avanzavano allo scoperto tra i reticolati; il generale tedesco chiese allora l'intervento di Kesselring e dei suoi Stukas. I bombardamenti che seguirono si distinsero in quanto a violenza, ma i solidi e stretti rifugi che i pionieri francesi avevano allestito a riparo delle postazioni dei difensori resistettero magnificamente; come se non bastasse, a frustrare le aspettative italo tedesche di una rapida vittoria, intervenne la Raf, che impedì agli Stukas di continuare la loro opera di distruzione. Kesselring, furioso per la perdita di parecchi velivoli e per il mancato conseguimento di qualsiasi risultato tangibile, costrinse Rommel a non lesinare rinforzi necessari per l'azione con il pretesto della difesa tattica e della conservazione delle sue forze. Così fecero la loro comparsa i cannoni da 88mm del 135° Reggimento di Artiglieria Contraerea e di altri reparti, agli ordini del colonnello Wolz. A queste forze si aggiunsero ben presto elementi del 3° Gruppo Esplorante, del 33° Reggimento PanzerJager e granatieri della 90a Divisione Leggera e della Divisione Trieste.

Durante la notte, i pionieri tedeschi riuscivano ad aprire dei varchi nei reticolati antistanti le posizioni dei francesi che, durante il giorno, richiudevano con tutta calma, coperti dalle armi dei loro commilitoni; essi ricevevano infatti cospicui rifornimenti dagli inglesi, complici le maglie troppo larghe delle truppe di accerchiamento. La fortezza ed i suoi occupanti furono così sistematicamente bersagliati, sia di notte che di giorno, dal fuoco di tutte le armi automatiche e delle bocche di artiglieria possibili; un altro espediente, per fiaccare la strenua volontà degli uomini di Koenig, fu quello di illuminare a giorno i bastioni con dei bengala e col fuoco dei proiettili traccianti.

Tuttavia, nonostante la situazione critica, i difensori continuavano a combattere al meglio delle loro possibilità.

La svolta
Tuttavia, la sorte della battaglia non verrà decisa tra i reticolati prospicienti la fortezza, né al di sopra dei suoi cieli; bensì pochi chilometri più a Nord, in una porzione di deserto poi denominata "Exenkessel" (il "Calderone"), a causa dell'incredibile numero di scontri che avvennero in quei giorni. Qui le forze mobili tedesche, superbamente guidate dai loro comandanti sino ai livelli più bassi, inflissero una serie di durissimi colpi alle corrispettive unità inglesi tanto che l'iniziativa, nonostante gli inglesi rimanessero numericamente preponderanti rispetto agli italo-tedeschi, passò proprio a questi ultimi. Rommel, stabilizzata così la situazione al Nord, decise di risolvere la questione di Bir Hakeim prima che potessero intervenire le riserve britanniche. Durante i giorni in cui il generale tedesco rivolgeva la sua attenzione al "Calderone" erano continuati ad affluire gruppi da combattimento da sud est nella zona della fortezza, mentre il 7 giugno la Luftwaffe pagò un altissimo tributo in fatto di mezzi; durante l'intera giornata l'aviazione tedesca perse 58 veivoli contro i 76 della Raf (fatto che mandò su tutte le furie il generale Von Waldau, che riteneva insignificanti gli sforzi compiuti dalle forze di terra per il conseguiento dell'obbiettivo). Rommel decise così di archiviare la pratica Bir Hakeim con un attacco portato da Nord (Got el Ualeb) verso Sud (Bir Hakeim, appunto) da parte di un gruppo da combattimento costituito dai battaglioni pionieri 33°, 200° e 900°, che si sarebbero fatti strada tra i vasti campi minati per poi tentare l'assalto finale. L'8 giugno i pionieri si trovavano a meno di una decina di chilometri da Bir Hakeim; Rommel ordinò al loro comandante Hecker di dividere le sue forze in due tronconi che, rinforzati dall'arrivo di due battaglioni italiani, da elementi della 288a Unità Speciale, vari carri armati e mezzi blindati, cannoni contraerei da 88mm e elementi di artiglieria pesante, avrebbero dovuto formare le due braccia della tenaglia che avrebbe soffocato la resistenza dei francesi: il braccio sinistro guidato personalmente da Hecker e quello destro dal capitano Hundt, del 200° Pionieri. A proteggere i fianchi delle formazioni or ora citate si trovava il già nominato colonnello Wolz con le sue batterie antiaeree. L'attacco venne, sin dalle prime fasi, reso estremamente difficoltoso dalle mine e dal facile bersaglio che gli attaccanti offrivano alle armi degli assediati, non essendoci asperità del terreno o ostacoli artificiali dietro cui potessero ripararsi; ben presto i ranghi tedeschi presero ad assottigliarsi ad una velocità preoccupante. Come se non bastasse, il fianco destro degli assalitori venne fatto oggetto di un attacco di alleggerimento da parte della 4 Brigata Britannica (corazzata), che gli uomini di Wolz poterono respingere solo a costo di gravissime perdite.

La Battaglia: Seconda Fase

Calata la sera, i tedeschi si erano attestati a 500m dalla linea di difesa esterna di Bir Hakeim; durante la stessa notte, con audaci colpi di mano, alcuni reparti della 288a Unità Speciale conquistarono alcune postazioni di mitragliatrici avanzate. Per le prime ore dell'alba del 9 giugno era atteso un tremendo bombardamento aereo che però, a causa di un disguido nelle trasmissioni, non avvenne. I pionieri attaccarono comunque, i loro sforzi vennero vanificati dalla ormai epica resistenza, e lo stesso Hecker rimase ferito.

Tuttavia fu proprio lui, l'indomani, a convincere Rommel di proseguire nell'attacco, che reputava fosse sul punto di concludersi positivamente. Rommel gli accordò come rinforzo il 45° Reggimento Panzer Grenadier e si prodigò personalmente perché gli Stukas non mancassero il bersaglio per la seconda volta. Il bombardamento, sia aereo sia operato da batterie terrestri, diede questa volta i suoi frutti, cosìcchè in tarda serata i due battaglioni del 45°, che nel pomeriggio avevano iniziato la loro avanzata, erano penetrati profondamente nella fortezza, sino alle antiche rovine.

L'epilogo

Il generale Koenig, ormai disilluso dalla possibilità di resistere oltre, chiese ragguagli al Quartier Generale britannico che diede disposizioni precise per una resistenza ad oltranza sino a che non avesse potuto coprire la sortita con un eventuale attacco di alleggerimento. Tuttavia, a sud della roccaforte si trovava, sin dall'inizio dell'azione, il gruppo da combattimento del capitano Briel, formato da reparti del 606° Battaglione di Artiglieria e del 605° Reparto Panzerjäger, il quale non aveva potuto intervenire prima per la straordinaria resistenza dei francesi. Le informazioni raccolte da un prigioniero catturato poco prima del tramonto confermavano i peggiori sospetti di Briel; gli inglesi, da sud, avrebbero tentato, con attacchi di alleggerimento, di facilitare la sortita delle truppe assediate.

Quella stessa notte il gruppo di Briel si trovò a combattere su due fronti, rischiando addirittura di venire travolto dall'impeto che gli stremati legionari superstiti misero nell'ultimo, disperato assalto alla baionetta.

Solo 2700 uomini, delle truppe che avevano effettuato la sortita, con Koenig alla testa, riuscirono a sfondare l'accerchiamento. La mattina, gli uomini che erano rimasti nella fortezza, tra cui 500 feriti, si arresero alle forze dell'Asse finalmente vincitrici.

Considerazioni:

Indubbiamente Rommel prese sottogamba, almeno nelle fasi iniziali, le capacità militari della maggioranza dei difensori di Bir Hakeim a causa della loro appartenenza ad una formazione, la Legione Straniera, che deteneva fama di ricettacolo di delinquenti e la Brigata Ebraica, formata da volontari con, sulle loro spalle, solo coraggio, più che un vero e proprio addestramento militare. La vicenda di Bir Hakeim, anche grazie a questa "facile valutazione" del generale tedesco, assunse ben presto i tratti di un'epopea mitica, che lo stesso Koenig, soldato compito e modesto, cercò di smontare in seno agli alti comandi (Koenig diventerà il responsabile del settore di competenza francese nella Berlino occupata del 1945). Restano i fatti a descrivere da un punto di vista imparziale quella che si può definire come una delle più incredibili e sanguinose battaglie dell'intero secondo conflitto mondiale.
 
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